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Caro Michele

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Caro Michele,

 

hai ragione: il paragone con il calcio era improprio e sopra le righe. Ti chiedo scusa. Hai anche ragione sul fatto che chi ha filo da tessere, tessera'. Sono certo che entrambi gli interlocutori in questo dialogo hanno come unico scopo quello di capire come stanno le cose, piuttosto che quello di dimostrare tesi precostituite. Mi auguro che cio' avvenga senza animosita' personali. Per quanto riguarda il confronto tra gli stipendi di diversi paesi, ho l'impressione che i dati siano sporchi e confusi, e che le assunzioni che stanno alla base del confronto siano discutibili, per cui preferisco tacere. Mi prendo solo la liberta' di osservare  che quando si fanno confronti tra paesi diversi, le variabili da prendere in considerazioni dovrebbero essere intese in senso relativo, non assoluto. Relativo cioe' al costo della vita, al fine di prendere in considerazione il tenore di vita che un dato stipendio puo' assicurare. Quando ero studente di Ph.D. a St. Louis prendevo uno stipendio (per nove mesi) che in valore assoluto era piuttosto basso. Pagavo anche le tasse su uno stipendio cosi' basso, grazie a Reagan, che aveva qualche anno prima cambiato le regole. Pero' quello stipendio mi consentiva di vivere (per quei nove mesi!) in modo dignitoso. Ma alcuni dei miei cugini americani mi snobbavano, perche' non riuscivano a capire come mai potessi dedicarmi a una impresa tanto misteriosa per uno stipendio tanto misero. A Roma con quello stipendio avrei avuto difficolta'. E infatti, quando mi sono ritrovato a Roma, qualche tempo dopo, con una borsa di ricerca "senior" dell'Istituto Nazionale di Alta Matematica, che era in valore assoluto superiore, non me la passavo bene. Mi facevo invitare a cena dai miei amici.

 

Un caro saluto.

 

Fausto


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